Santuario del Marzale: storia
Le origini
Le origini del santuario si intrecciano con quelle della chiesa di Sant'Imerio di Ripalta Vecchia.
Nell'anno 1041 Vinizone dei Capitani di Rivoltella (l'attuale Ripalta Arpina) cedeva per lascito testamentario i propri beni ereditati dal padre Guido e dal fratello Gerardo; destinatarie furono due chiese di Cremona, Sant'Imerio e Santa Maria (ossia la cattedrale), lasciando i beni in usufrutto alla madre Raimburga e a condizione che non fossero spogliati dei loro possessi alcuni beneficiari, precisamente sei canonici della Pieve di Rivoltella, da lui concessi in precedenza.
Vinizone nel 1046 mutava il testamento lasciando i propri beni non alla chiesa di Cremona ma alla madre Rainberga, la quale, morendo nel 1051, li cedeva per testamento e definitivamente al vescovo di Cremona.
È probabile che il ripensamento di Vinizone sia dovuto al fatto che tra il 1041 ed il 1046 anziché disporre i beni preferiva impiegarli nella costruzione di due chiese con gli stessi santi titolari, la Madonna (ossia il Santuario del Marzale) e sant'Imerio, la chiesa di Ripalta Vecchia; le terre sulle quali furono costruiti i due edifici probabilmente erano di proprietà dello stesso Vinizone e costituirono i primi benefici semplici delle due chiese. Come scriveva mons. Angelo Zavaglio, infatti, la legge canonica dell'epoca permetteva di disdire le proprie volontà ma non gli obblighi assunti verso i titolari originari, Santa Maria e Sant'Imerio.
Vicende storiche fino al XVI secolo
Nel 1202 il santuario fu teatro di uno storico incontro, la firma di una tregua che si inquadra negli eventi legati alle contrapposizioni tra i comuni in epoca medievale.
Sull'area del piazzale davanti alla chiesa vi furono sepolti i caduti in una battaglia combattutasi a Ripalta Vecchia nel 1403 tra fazioni guelfe e ghibelline
In un anno imprecisato tra il 1400 e il 1580 l'edificio subì un danno verosimilmente dovuto ad un eccezionale piena del Serio. Lo si desume dall'ultimo affresco interno della parete settentrionale, databile al XV secolo ed interrotto dalla parete di controfacciata, mentre gli affreschi della parete meridionale sono datati all'anno 1580 e sono perfettamente riquadrati nel perimetro del muro. Probabilmente è questa la causa della forma anomala del santuario, con il portico che corre su due lati, privo di una vera e propria facciata ed il campanile sproporzionato se confrontato con la lunghezza attuale della chiesa.
È anche assai probabile che la strada un tempo corresse a sera dell'edificio e che la chiesa in antico, oltre ad essere più lunga, avesse un proprio sagrato. Inoltre, non è da escludere che la cappella che ricorda l'apparizione, ora posta ai margini del terrazzamento morfologico che degrada verso il Serio, fosse un tempo allo stesso livello della chiesa. La strada, dopo il probabile crollo, fu spostata a mattina del santuario, prima a sinistra della roggia Pallavicina e dal 1587, quando fu scavata la roggia Borromea, nella posizione attuale. Un ulteriore indizio è nello spigolo della torre campanaria, tagliato diagonalmente per un altezza di due metri, come a rimuovere un ostacolo alla percorribilità.
È noto che prima dell'erezione della diocesi di Crema i vescovi di Cremona effettuarono alcune visite pastorali sul territorio (Stefano Buttichella, 1470; Benedetto Arrolti, 1544; Nicolò Sfrondati, futuro papa Gregorio XIV, 1566 e 1570) ma negli atti conservati presso l'archivio vescovile di Cremona non si fa mai menzione della chiesa. La prima visita apostolica documentata è quella compiuta dal vescovo di Bergamo mons. Gerolamo Regazzoni nel 1583, dagli atti della quale si evince che gli altari erano tre, dei quali quello dedicato alla Madonna non era il maggiore come oggi.
Mons. Regazzoni decretò l'istituzione della parrocchia di Ripalta Vecchia e, con tale atto, il santuario fu smembrato da quella di Ripalta Nuova.
Vicende storiche dal XVII secolo ad oggi
Vista la precarietà della chiesa di sant'Imerio, il santuario fu usato come chiesa parrocchiale, dal 1659 fino al 1703, anno dell'inaugurazione al culto della nuova chiesa di Ripalta Vecchia.
Sempre nel 1659, tramite un complesso procedimento che prevedeva utilizzo di imbragature, funi e recinzioni, il venerato affresco raffigurante la Madonna fu spostato con tutto il blocco di muro relativo dalla cappella di destra all'altare maggiore, dotandolo di una nuova cornice di gusto seicentesco.
Negli ultimi anni del XIX secolo fu alzata la volta della cappella centrale, operazione che tuttavia, comportò la distruzione di un dipinto sul tema dell'Assunzione realizzato da Mauro Picenardi.
Ultimo aggiornamento:
20/09/2017